Probiotici per l’intestino: i migliori e quelli che fanno dimagrire

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Probiotici per l'intestino: i migliori e quelli che fanno dimagrire

Li chiamiamo genericamente “mal di pancia”, ma sono fastidi di varia natura: gonfiore addominale, meteorismo, dissenteria o, al contrario, stitichezza. Sono solo alcuni dei sintomi di una disbiosi intestinale, un’alterazione della flora batterica che vive nel nostro intestino.

Per contrastare il problema è indicata l’assunzione di integratori di probiotici, da soli o in associazione a cure specifiche. Noti anche come fermenti lattici, sono microrganismi vivi che raggiungono, riequilibrano e rinfoltiscono le schiere dei batteri naturalmente presenti nell’intestino.

Ormai sono medicinali da banco, specie in offerta, visto l’alto consumo che ne facciamo, ma come sceglierli? Il rischio è che non siano efficaci.

Fermenti lattici per riequilibrare l'intestino e dimagrire su fianchi e addome

Non tutti i probiotici (fermenti lattici) fanno dimagrire

Gli studi hanno chiarito, però, che solo alcuni ceppi sono efficaci per smaltire i chili in eccesso. Il Bifidobacterium breve e il Lactobacillus plantarum, per esempio, hanno effettivamente un’azione dimagrante.
Al contrario, ci sono probiotici “ingrassanti”, come il Lactobacillus acidophilus o il Lactobacillus fermentum, che sono più utili nel caso di inappetenza, o nel recupero energetico durante una convalescenza.

batteri dell'intestino

Caratteristiche del probiotico efficace

  1. Occorre che siano incapsulati, per risultare gastro-resistenti.
  2. Devono essere in numero molto elevato (almeno 1 miliardo di cellule vive per ceppo, al giorno), in modo da assicurare che una quantità adeguata giunga all’obiettivo.
  3. Privi di lattosio.
  4. L’eventuale presenza di prebiotici, particolari tipi di zuccheri (come l’inulina o i frutto-oligosaccaridi) offre un “vantaggio extra”, così come spiega la dottoressa Mariasandra Aicardi: “Queste fibre solubili arrivano integre nell’intestino e diventano nutrimento per i batteri buoni, favorendo sia la proliferazione dei ceppi introdotti con l’integratore, sia di quelli già presenti nella flora.”