Vulvodinia, quel dolore cronico che le donne non osano confessare

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La vulvodinia è un dolore cronico vulvare che dura da almeno tre mesi. Si tratta di una patologia che provoca un fastidio cronico alla vulva, le cui cause non sono ancora ben definite. Ne soffre circa il 12-15% delle donne in età compresa tra i 18 e i 65 anni. Si tratta di una malattia che compromette la qualità della vita quotidiana: coloro che ne sono affette provano sofferenza anche solo nello stare sedute e nell’avere rapporti intimi.

Si tratta di una patologia sottostimata: spesso viene infatti ridotta a un generico problema psicologico che non necessita di una visita specifica. Per molte donne purtroppo, a causa di retaggi socioculturali antiquati, rimane un tabù esporre certi problemi, il che comporta ancora troppi ritardi nella diagnosi.
Come detto, non è facile definire la causa della vulvodinia, ma esistono dei fattori che ne agevolano la comparsa. Per esempio risposte anomale delle cellule vulvari, fattori ambientali esterni, la predisposizione genetica, l’ipersensibilità o gli sbalzi ormonali. Continua a leggere dopo la foto


C’è da dire che il dolore vulvare può derivare anche da infezioni/micosi di vario genere, endometriosi o cistiti: ma in questi casi ne è sempre chiara la causa scatenante. Il sintomo più importante della vulvodinia è il dolore vulvare che viene descritto come bruciore ma anche come “punture di spilli” o “scosse”. Sono inoltre frequenti secchezza vaginale, gonfiore e prurito. Il dolore può essere continuo o intermittente e durare anche diversi anni, per poi sparire improvvisamente. Può essere spontaneo o provocato, al semplice tatto, durante attività fisica o durante rapporti.

Questo dolore cronico può essere causa di difficoltà nei rapporti sociali e nell’intimità: la paura di avere rapporti può provocare il vaginismo, ovvero involontari spasmi dei muscoli attorno alla vagina, che compromettono in maniera pesante la vita sessuale. Continua a leggere dopo la foto


Da non sottovalutare le conseguenze a livello psicologico: ansia, depressione, insonnia sono solo alcune delle complicazioni riscontrate. È fondamentale quindi rivolgersi al proprio ginecologo, mettendo da parte ogni tipo vergogna. Il medico in un primo tempo dovrà escludere tutte le altre patologie che potrebbero aver provocato quel dolore. Anche perché, nella maggior parte dei casi, non è visibile, alla prima visita, alcuna alterazione fisica rilevante a occhio nudo.

La diagnosi avverrà per esclusione. Il medico dovrà effettuare un’anamnesi del problema, ponendo diverse domande per comprendere la gravità del dolore e la natura. Solo in seguito potrà procedere con una visita più dettagliata, tampone, test ad hoc e, ove necessario, una biopsia. Esiste una cura? Ni. Continua a leggere dopo la foto


La cura farmacologica prevede l’assunzione di antinfiammatori, cortisonici, antistaminici, creme anestetiche e antidepressivi. Consigliati anche esercizi specifici di rilassamento dei muscoli o di riabilitazione del pavimento pelvico.

Diversi studi hanno rivelato l’importanza anche di supporto psicologico e psico-sessuologico, rilevante per imparare a riconoscere e a convivere con determinati dolori e fastidi.
Per alleviare il dolore, alcuni piccoli consigli: è buona abitudine evitare indumenti troppo stretti nella zona pelvica, evitare di praticare attività come ciclismo o equitazione che potrebbero accentuare le sensazioni fastidiose, seguire una corretta igiene intima giornaliera.

Perché senti prurito? Attenzione, non sottovalutare quello che sembra un sintomo banale