Scoperto gene che mette in relazione sonno e recupero fisiologico da malattie e infezioni

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Scoperto gene che mette in relazione sonno e recupero fisiologico da malattie e infezioni

Perché quando stiamo male o influenzati ci viene sonno? C’è sonno e sonno, ed è stato recentemente scoperto un nuovo gene che regola la produzione di proteine che, allo stesso tempo, inducono il sonno e combattono i batteri.

Sono proteine che si attivano durante le infezioni per contrastare l’azione dei batteri, ma anche inducendo un sonno ristoratore che aiuta l’organismo a superare il momento di difficoltà.
Ed è un sonno diverso da quello indotto dalla normale alternanza sonno-veglia: è più profondo e non segue il ritmo notte-giorno.dormire per combattere le infezioni

Come funziona

«Sappiamo che il sonno segue il ritmo naturale delle 24 ore, il cosiddetto ritmo circadiano, guidato da un orologio biologico», dice Amita Sehgal, professore di neuroscienze dell’Howard Hughes Medical Center Institute dell’University of Pennsylvania, che ha guidato questa ricerca, pubblicata sulla rivista “Science”.

«Ma sappiamo anche che esiste un altro sistema di regolazione del sonno, chiamato “sistema omeostatico” che opera per garantire all’organismo sonno a sufficienza. Di norma i due sistemi lavorano di concerto, ma in alcuni casi il sistema omeostatico sovrasta quello circadiano, così se una persona per qualche motivo resta sveglia tutta la notte, sarà indotta a dormire la mattina seguente, anche se l’orologio biologico direbbe di stare sveglio».

Lo stesso accade durante una malattia infettiva, quando si tende a dormire anche durante il giorno per facilitare la guarigione.
Una tendenza naturale e benefica a cui l’organismo provvede autonomamente, e che ovviamente, non va contrastata.

La scoperta è stata fatta studiando il moscerino della frutta, la Drosophila, ma come per altre scoperte effettuate su questo insetto, è altamente probabile che lo stesso sistema sia operante anche nell’uomo.
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L’esperimento

Il gene è stato chiamato “nemuri” che in giapponese vuol dire appunto sonno.
Il primo ricercatore a scoprire l’esistenza di una sostanza naturalmente presente nell’organismo e capace di indurre il sonno, fu il ricercatore giapponese Kuniomi Ishimori.

Si è trattato di una ricerca estremamente complessa, che ha coinvolto oltre 8.000 singoli moscerini, a ognuno dei quali è stata potenziata l’azione di un singolo gene.
Poi i moscerini sono stati posti individualmente all’interno di una provetta mentre un sistema a raggi infrarossi monitorava i loro momenti di attività e quelli di riposo (corrispondente al sonno), e rilevando perfino i sonnellini diurni, risultati più frequenti nelle Drosophile di sesso maschile.

Di tutti i geni potenziati, solo uno ha dimostrato di incrementare il sonno, il gene nemuri, che fino a quel momento era quasi sconosciuto ai ricercatori.
E i moscerini che avevano questo gene attivato sono anche risultati più capaci di resistere, una volta esposti, all’infezione con diversi ceppi di streptococco.