Fertilizzanti bio (a costi sostenibili) ricavati dai gusci delle mandorle. Lo straordinario processo

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fertilizzanti bio gusci mandorla

È arrivato il momento di ripensare al concetto di “scarto”. L’idea che ciò che resta di un processo produttivo non abbia più valore appartiene ormai al passato: lo dimostra l’approccio dell’economia circolare, che oggi trova applicazione anche nei campi più inaspettati. Un esempio arriva dalla California, dove una startup ha scelto di concentrare la propria ricerca su un materiale considerato di poco conto: i gusci di mandorla. Da un chilo di mandorle con guscio, solo il 30% è frutto commestibile. Il restante 70% è costituito proprio dai gusci, finora trattati come rifiuto. Qui entra in gioco Nitricity, giovane azienda nata da ex studenti di Stanford, che ha trovato il modo di trasformare questa abbondanza di scarti in un fertilizzante biologico innovativo. La proposta ha convinto investitori e mercato: la startup ha raccolto ben 50 milioni di dollari per ampliare la produzione e rispondere alla crescente domanda di soluzioni agricole sostenibili. Ed ecco qua che arrivano i fertilizzanti bio dai gusci delle mandorle.
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Dalla California all’Europa: un modello di business circolare

Secondo i dati Ismea e Istat, l’Italia produce circa il 2% delle mandorle mondiali, soprattutto in Sicilia e Puglia. Una filiera che potrebbe trarre ispirazione da questo modello californiano, in cui ogni guscio diventa una nuova opportunità. Nitricity non punta soltanto al profitto, ma a un cambio di paradigma. Come ha spiegato il cofondatore Nicolas Pinkowski a Bloomberg, la mission è ridurre le emissioni, migliorare la salute del suolo e garantire rese più alte agli agricoltori. Una visione che intercetta le preoccupazioni comuni sia ai consumatori sia ai produttori: cosa finisce davvero nel terreno e, di conseguenza, sulle nostre tavole? Oggi la maggior parte dei fertilizzanti sintetici viene prodotta attraverso processi che dipendono dai combustibili fossili. Secondo Nitricity, questo sistema è responsabile di circa il 5% delle emissioni globali di gas serra e può causare il rilascio eccessivo di azoto, con conseguenze dannose per aria e acqua.

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La soluzione proposta dall’azienda californiana parte proprio dai gusci di mandorla, ricchi di potassio e altri nutrienti: vengono bruciati, trasformati in cenere e poi infusi in acqua attraverso un processo alimentato da energia pulita. Risultato? Fertilizzanti bio ricavati dai gusci delle mandorle che riducono del 92% le emissioni di CO2 rispetto ai prodotti convenzionali e che, secondo i test, aumenta le rese agricole fino al 30%. Negli Stati Uniti solo il 2% del mercato agricolo utilizza fertilizzanti non convenzionali: una quota ridotta, frenata dai costi più alti e dal minor contenuto nutritivo rispetto ai prodotti chimici tradizionali. Nitricity punta però a colmare questo divario, sfruttando l’abbondanza di gusci in California – circa 850.000 tonnellate all’anno – e progettando test sul campo anche in Europa, dove l’obiettivo sarà includere altri scarti agricoli come residui di legno e sottoprodotti della lavorazione dell’olio d’oliva.

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