Alimenti bio per contrastare il drastico calo nutrizionale dei cibi di oggi

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mele antiche

Cosa mangiamo quando mangiamo? Poco più che aria. Lo rivelano alcuni studi americani che ci dimostrano come i nostri cibi abbiano, negli ultimi 50 anni, assunto un aspetto appetibile e acquistabile, ma perdendo moltissimo in vitamine e sostanze nutritive.

Mangiare mela

Vitamina C, la grande assente: 1 mela di ieri equivale a 100 mele di oggi

Ieri, quando i nostri nonni sgranocchiavano una mela, assumevano circa 400 mg di vitamina C, che è essenziale per la produzione e la riparazione di pelle e ossa.
Oggi nei supermercati possiamo acquistare delle mele che invece ci portano solo 4 mg di vitamina C ciascuno. Ovvero ben 100 volte meno.

Cosa è successo a ciò che mangiamo?
Ecco un conteggio di quanto siano vuoti di sostanze nutritive i cibi di oggi. E cosa possono rappresentare, in questo contesto, i cibi biologici.

Philippe Desbrosses, dottore in scienze ambientali presso l’Università Paris VII e attivista per la conservazione di semi antichi, denuncia: “Dopo decenni di incroci, l’industria agroalimentare ha selezionato le verdure più belle e resistenti, ma raramente le più ricche in termini di nutrizione”. Sono tante le vitamine di cui non c’è che una minima traccia negli alimenti di oggi.

ortaggi e verdure di oggi sono privi di vitamine

Vitamina A, un’arancia di ieri = 21 arance di oggi

Molto importante per la vista e per le difese immunitarie, la vitamina A è in caduta libera in 17 dei 25 frutti e ortaggi analizzati dai ricercatori canadesi. Il calo è totale per la patata e la cipolla che, oggi, non contengono più nemmeno un grammo di vitamina A. Mezzo secolo fa, una singola arancia copriva quasi tutte le nostre necessità quotidiane – la famosa RDA (assunzione giornaliera raccomandata) – di vitamina A. Oggi, sarebbe necessario mangiare 21 arance per mangiare la stessa quantità della preziosa vitamina. Allo stesso modo, una pesca degli anni ’50 equivale a 26 tipi di pesca oggi.

Ferro: la carne ne contiene due volte di meno

All’inizio della catena ci sono i cereali. Grano, mais e soia sono oggi più poveri di zinco, rame e ferro di cinquanta anni fa. Impoveriti da decenni di agricoltura intensiva e selezioni di varietà, questi cereali riappaiono nel ventre dei nostri animali, che, per ripercussione, sono meno nutriti dei loro antenati.

Alla fine della linea, la carne che mangiamo porterà meno micronutrienti nei nostri piatti. Questo è l’effetto domino identificato dal ricercatore americano David Thomas. Nel suo studio pubblicato sulla rivista Nutrition rivela come lo stesso pezzo di carne porta la metà del ferro di uno stesso pezzo di carne di meno di mezzo secolo fa.

mele

Calcio: quattro volte meno nei broccoli

Nel 1950 un cavolo del sud Italia conteneva 12,9 mg di calcio per grammo, un alleato di ossa e coagulazione del sangue; ma nel 2003 ne conteneva solo 4,4 mg, secondo uno studio dell’Università del Texas, ovvero quattro volte di meno.

La risposta dei cibi biologici

Delle 25 verdure studiate dal gruppo di ricerca canadese, l’80% ha visto diminuire il contenuto di calcio e ferro.
I cibi biologici sono una soluzione? I fattori di questo declino sono molteplici.

Suoli più poveri, piante raccolte troppo presto, trattamenti di conservazione più frequenti, crescite più veloci e accelerate dai fertilizzanti e riduzione del numero di varietà selezionate per la resistenza dei parassiti e la rapidità di crescita.

Di conseguenza, “per mais, grano e soia, maggiore è la resa, minore è il contenuto di proteine” osserva Brian Halweil, nel suo studio. Lo stesso schema per i livelli di vitamina C, antiossidanti e beta-carotene nel pomodoro: maggiore è la resa, minore è la concentrazione di sostanze nutritive.

D’altra parte, “l’agricoltura biologica può aiutare a invertire la tendenza”, dice Halweil nel suo studio. In effetti, con condizioni climatiche equivalenti “gli alimenti biologici contengono significativamente più vitamina C, ferro, magnesio e fosforo di altri”.